Un video trasmesso dalla TV di Stato mostra Ali Khamenei, l’ayatollah scomparso dai radar dal 19 giugno, tornare con dure dichiarazioni contro gli Stati Uniti.
Nelle ultime ore, un nuovo video diffuso dalla TV di Stato iraniana ha riportato l’ayatollah Ali Khamenei alla ribalta. Il suo ritorno, avvenuto il 26 giugno 2025, segna la sua prima dichiarazione pubblica dopo l’annuncio della tregua tra Iran e Israele. Khamenei ha parlato in toni trionfali, celebrando quella che ha definito una «vittoria della Repubblica islamica», e non ha lesinato dure critiche agli Stati Uniti, accusati di un intervento inutile e fallito. Ha anche avvertito che eventuali futuri attacchi da parte americana saranno accolti con reazioni dure e mirate.
La prima apparizione di Khamenei dopo diversi giorni di silenzio
Khamenei era scomparso dal 19 giugno: il suo ritorno ha un chiaro significato politico e simbolico. Il video, trasmesso in diretta dalla televisione nazionale, ha mostrato il leader in tono energico e deciso. Ha esordito affermando che «gli Stati Uniti non hanno ottenuto alcun vantaggio» dal loro coinvolgimento nel conflitto. Ha poi proseguito dichiarando che l’Iran ha dato «uno schiaffo in faccia agli Stati Uniti» dopo l’attacco missilistico contro una base americana in Qatar. Secondo le dichiarazioni, l’attacco non avrebbe causato vittime, ma sarebbe stato un segnale forte della capacità militare dell’Iran. Il riferimento a questo evento ha lo scopo di rafforzare l’immagine di un Iran in grado di reagire con forza e precisione a qualsiasi provocazione.
Non si tratta solo di propaganda: il linguaggio utilizzato da Khamenei ha un significato strategico. Le sue parole arrivano in un momento delicato per la regione e potrebbero anche influenzare la diplomazia internazionale.
La minaccia dell’Ayatollah: «Possiamo colpire ovunque»
La parte più inquietante del messaggio è stata la minaccia esplicita contro gli Stati Uniti: secondo Khamenei, l’Iran è in grado di colpire «i centri più importanti degli Stati Uniti nella regione» quando lo ritiene necessario. Questo tipo di dichiarazioni fa parte di un discorso sulla potenza reattiva e può avere conseguenze sulle dinamiche geopolitiche tra Iran, Stati Uniti e Israele.
La dichiarazione sottolinea anche un messaggio centrale sia per il popolo iraniano che per il mondo esterno: l’Iran non teme il confronto e si sente forte grazie alle sue alleanze e alla sua capacità di difesa. Il tono è chiaramente provocatorio, ma volto a consolidare il consenso interno e a confermare la centralità strategica dell’Iran in Medio Oriente.
Un attacco che ha più valore simbolico che militare
Sebbene l’attacco missilistico contro la base americana in Qatar non abbia causato feriti, l’impatto mediatico e simbolico è stato enorme. Dimostra che l’Iran non solo è in grado di reagire, ma è anche disposto a farlo anche se l’attacco non è diretto.
L’uso del termine «colpo» non è casuale: si tratta di un linguaggio fortemente emotivo, destinato a influenzare l’opinione pubblica. In un contesto in cui la propaganda è un’arma al pari dei missili, la comunicazione è attentamente calibrata.
La reazione internazionale e lo scenario futuro
La comunità internazionale ha reagito con crescente preoccupazione a queste dichiarazioni. Sebbene gli Stati Uniti non abbiano commentato ufficialmente la questione, fonti diplomatiche hanno fatto trapelare informazioni su possibili ulteriori sanzioni o misure deterrenti nella regione.
Nel frattempo, Israele segue da vicino gli sviluppi e si prepara a ogni eventualità. La tensione rimane alta e l’Iran potrebbe sfruttare proprio queste dichiarazioni per testare la reazione delle potenze occidentali.